Assemblea Generale La Verna, 21 – 27 agosto 2010 Luca 9,51-62 meditazione a cura di Lidia Maggi, pastora battista
Le parole di questa sessione sono le più dure e intransigenti che Gesù pronuncia nel
A volte la parola di Dio è un balsamo, una carezza che lenisce, una spinta che senza
difficoltà ti conduce a largo…e ti sostiene. Un battito d’ali che ti solleva da terra e ti
dice: “duc in altum” ti mostra nuovi orizzonti, altre prospettive ti restituisce forza e
vigore. Con le parole del profeta: “Coloro che sperano nel Signore si alzano in volo
come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano”…
Ma oggi la parola di Dio è graffiante, è lama affilata che penetra e lacera la carne.
OGGI la parola di Dio è pietra pesante che ti spinge in basso, negli abissi di te stessa
per guardarti dentro ed interrogarti ancora e ancora sulla tua vocazione.
La tentazione è di difenderci da una parola scomoda, la sfida è quella di abbandonare
la terra asciutta, per spingerci a largo ed osare guardare in profondità dentro questa
parola nella speranza di vedersi compiere di nuovo il miracolo della pesca
miracolosa. Sapremo restare nel mare profondo per pescare quello che lo Spirito
suggerisce oggi a tutte noi? O la paura dell’abisso, la vertigine ci spingerà troppo in
fretta in acque più tranquille dove scorgere subito il terreno per poggiare i piedi?
Sapremo dialogare con essa ponendo le nostre domande senza avere fretta di trovare
tutte le risposte? Sapremo avere la pazienza di ascoltate le voci di altre storie bibliche
evocate da questa parola per cogliere il dialogo che ogni storia biblica intreccia con il
passato, con le storie già narrate che diventano presente mentre vengono nuovamente
Che strano libro è la Bibbia, certo è Parola di Dio, ma non basta affermare ciò. La
verità che essa racchiude non ti viene consegnata come definizione lapidare Essa
emerge e si dischiude lentamente attraverso storie.
Storie popolate da tanti personaggi, intrighi, conflitti, storie che richiedono tempo per
essere narrate e comprese, storie che tra loro dialogano, mutando prospettive, creando
nuove storie, suscitando domande inedite. Mettersi in ascolto di questa parola
significa lasciarsi afferrare dalla storia, entrarci dentro fino a chiederti: dove sono io
in questo episodio? Osservo gli eventi da lontano? Mi avvicino?
Duc in Alto, prendi largo: ogni ascolto della Parola è un viaggio spirituale.
La scena del resto si apre con un viaggio: viaggio che sintetizza anche didatticamente
la struttura del lavoro di Luca: Gesù si inserisce nella storia della salvezza e compie
un viaggio in una geografia teologica che va dalla Galilea a Gerusalemme (vangelo
di Luca) e da Gerusalemme fino alle estremità della terra (Atti degli Apostoli).
“Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato portato in alto Egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.
Fin dalle prime battute ascoltiamo rimandi di altre storie. Il lettore assiduo riconosce
qui tante assonanze con il ciclo di Elia, il profeta rapito in cielo.
La vicenda di Elia però viene qui evocata non tanto come un calco, per dire: Gesù è
grande come il profeta Elia, vedremo che essa viene rivisitata per essere discussa,
interrogata alla luce della vicenda di Gesù.
Le assonanze con la storia di Elia ci testimoniano questo dialogo tra testi, rimandi,
La parola discussa, dice anche un tipo di fede, la Bibbia chiede una fede dialogante.
Elia è stato rapito in cielo: anche Gesù: quando stava per compiersi il tempo in cui
doveva essere preso.di questa sua dipartita egli ne aveva discusso con Mosè ed Elia
sul monte della trasfigurazione (cap. 9, 30).
Ma non è solo la storia di Elia ad essere evocata: Egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.
Indurisce il volto verso Gerusalemme: rese dura la sua faccia per andare a
Gerusalemme.(Isaia terzo canto del servo sofferente: Rendo la mia faccia dura come
la pietra. (Isaia 50,7) saranno proprio i canti del servo sofferente a offrire il
canovaccio per narrare l’inenarrabile, la croce…
La faccia dura, determinata verso Gerusalemme dice l’irreversibilità di un evento
ormai iniziato. Sono iniziate le doglie per partorire il regno.
Gesù manda davanti a sé dei messaggeri: altri rimandi, preparate la via, raddrizzate i
sentieri.i suoi sono araldi di quanto avviene.
I messaggeri entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?
Ai discepoli è stato dato il potere sopra tutti i demoni e di guarire le malattie,
all’inizio di questo capitolo. Ecco che il potere per sanare rischia di essere utilizzato
per annientare, anche se a buon ragione…e’ un rischio che hanno corso solo questi
due discepoli? Quali “poteri” abbiamo ricevuto dal Signore e come li utilizziamo?
In questo gioco dei rimandi di nuovo si evoca la storia di Elia che fece piovere fuoco
dal cielo per sconfiggere i profeti di Bahal. Ma un’altra storia viene evocata quella di
Sodoma. Gli abitanti di Sodoma non accolsero i messaggeri divini e dunque il
Signore mandò un fuoco su di loro che distrusse la città.
Ricorderemo la storia di Sodoma distrutta per le perversioni sessuali, ma nella
narrazione biblica il peccato commesso è la mancanza di ospitalità, il più grave dei
peccati. I nemici storici di Israele sono tali per aver commesso questo crimine: non
aver accolto i fuggitivi dall’Egitto offrendo loro pane e acqua (i Moabiti e gli
Il giudizio di Gesù per la mancanza di ospitalità è invece più clemente con i
Egli sgrida i suoi solerti discepoli proprio come prima aveva sgridato coloro che
volevano impedire ad altri di scacciare demoni in suo nome (9,50).
Ma torniamo a Sodoma, città inospitale:
Abramo intercede per Sodoma, in quella strana preghiera dove sembra
mercanteggiare sulla vita umana davanti al Signore dell’universo: davvero tu
distruggerai il giusto con il malvagio? ma non si trovò nessun giusto…e Sodoma fu
Perchè Gesù non ha pronunciato contro i samaritani inospitali un giudizio?E’ vero
che se fuoco dal cielo fosse piovuto sui samaritani non ci sarebbe stato un buon
samaritano che poco più tardi si sarebbe messo in viaggio da Gerico a Gerusalemme.
Forse è per amore di quel giusto che i samaritani sono stati risparmiati da Gesù. O
forse perché Gesù vuole insegnarci a non essere sommari, generici nei giudizi, ma
aprirci ai distinguo…è probabile però che la risposta più vera l’abbiano trovata tutti
quei manoscritti antichi di questo testo che riportano altra lettura: Gesù li sgrido: io sono venuto per salvare gli uomini, non per distruggerli”.
Leggere oggi questo testo cosa vuol dire : siamo consapevoli che la mentalità dei
discepoli di annientare chi rifiuta il messaggio è quella comune oggi e con buone
motivazioni: tu stai viaggiando verso la meta e l’altro ti impedisce. Va punito.
Come uscire fuori da queste contrapposizioni identitarie che vedono nell’altro un
pericolo, un ostacolo alla mia libertà (l’altro mi ruba qualcosa, il lavoro, la casa, la
Ma se è vero che i samaritani commettono il peccato più grande: quella dell’ospitalità
allora i samaritani assomigliano più a noi a noi che veniamo da paesi ricchi, dove
poveri immigrati che chiedono di essere accolti non vengono ospitati ma scacciati.
Allora nella misericordia di Gesù con i samaritani c’è una misericordia di Dio per
il nostro problema è come ritornare ad essere buoni samaritani. Come aiutare i nostri
paesi ricchi, i nostri concittadini, le nostre città a ritrovare la sacralità dell’ospitalità.
Forse anche questo fa parte oggi di una vocazione secolare che diventa lievito della
Il testo che segue sul discepolato va compreso alla luce di quanto appena letto: i
samaritani non hanno accolto Gesù. Gesù non li ha annientati come avrebbero
meritato per il doppio torto: il dovere dell’ospitalità violato e l’incapacità di
Ma che ne è dei discepoli? Hanno imparato la lezione dai rimproveri di Gesù?
Si sono lasciati interrogare dalla sua misericordia nonostante il rifiuto dei samaritani?
Nonostante Gesù poteva attingere a tanti fonti bibliche, a tante storie autorevoli per
giustifiare il suo giudizio e far piovere fuoco dal cielo…
Mentre camminava per la via un tale gli disse: io ti seguirò dovunque andrai: di
fronte al rifiuto dei samaritani c’è questo discepolo che afferma deciso: io ti seguirò
Che il tale, non nominato, sia un discepolo ce lo conferma anche la versione di
Matteo: che identifica nello scriba e nel discepolo:
(uno scriba, un altro dei discepoli gli disse: Matteo 8, 18-22).
Chi, come le tante persone, messaggeri e discepoli, donne e uomini, che seguono
Gesù pensa di esser migliore dei samaritani perché ha fatto una scelta di fede, perché
ha consacrato la sua vita al Signore, viene qui disorientato da Gesù: quel tale non ha
un nome perché siamo tutti noi che ci sentiamo dalla parte giusta, perché noi il
Signore non lo lasciamo, lo seguiamo da una vita. La nostra vita consacrata e non da
un giorno, ma da anni, decenni, né è la prova. Noi non abbiamo tradito, abbiamo
accolto. Abbiamo giurato: ti seguirò dovunque andrai e lo stiamo facendo…abbiamo
una meta nella vita: seguire il Signore. Il Signore non dice a quel discepolo anonimo
(ma mettiamo il nostro nome al suo posto) il Signore non dice a me, Lidia che non
posso seguirlo, egli vede che lo sto seguendo e sembra accogliere la disponibilità del
discepolo per suggerire tuttavia che la fede è anche disorientamento, non camminare
sicuri per la meta. Le metafore sono tutte focalizzate sulla meta: la tana, il nido…un
posto dove alla fine riposare. Guarda che la sequela è impegnativa perché non c’è
una meta chiara, non si va da qui a qui e non si viaggia sicuri. Se segui una volpe la
trovi in una tana, gli uccelli nel nido, il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo.
Entra qui in gioco un rimando ad una fede matura, che dialoga, discute e discerne: tu
non hai chiaro cosa Dio voglia da te e devi discernere. Come questa vocazione
permanente si concretizza nel cammino. Dove ti porterà? Qui è il punto finale che
Ironia del testo: proprio in un brano dove si è appena affermato di un orientamento
preciso verso Gerusalemme (indurì lo sguardo) ti viene anche detto che la meta non è
chiara o meglio…non ancora chiara per i discepoli: la meta è a Gerusalemme e lì
Gesù poserà il capo: “è reclinato il capo spirò.” poggerà il capo nella pietra tombale.
Qui viene comunicato in maniera paradossale che questa sequela cristologica, non
solo orienta la tua vita (il discepolato, la scelta permanente di vita) ma ti disorienta.
Figlio dell’uomo, titolo caro a Gesù: in Daniele è colui che giudica la storia prima di
consegnarlo all’anziano dei tempi. In Daniele è un giudice che viene in potenza qui
non viene per giudicare e distruggere, ma addirittura non ha neppure dover posare il
Alla sequela di Gesù dobbiamo essere disposti non solo ad orientare il nostro sguardo
sul Signore, ma anche a farci da lui disorientare per ri- orientare la nostra vocazione.
Anche per noi risuona il monito di Gesù: non sentirti migliore degli altri.dei
samaritani, di chi non crede, di chi fallisce nel tenere fede ai suoi voti…non dire
troppo facilmente: io ti seguirò dovunque…
C’è una pedagogia: ti metto in cammino, ti dico dov’è la meta, correggo il tuo
entusiasmo che diventa giudizio distruttivo verso i samaritani, ti mostro che anche tu
Orientamento, disorientamento, riorientamento: orientamento: sguardo verso
Gerusalemme disorientamento.il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.
riorientamento: non sentirti migliore degli altri su cui con troppa facilità rischi di
Può essere oggi una modalità concreta di vivere la nostra vocazione quella di
impegnarci per aiutarci le une con le altre a superare i giudizi sommari anche quelli
motivati dalla fede? Come farlo quali strategie pedagogiche mettere in atto?
2. Gesù chiama: seguimi! E’ Gesù questa volta ad essere disorientato dal discepolo
che chiama: che non risponde no, ma pone una pausa: permettimi di andare a
la risposta di Gesù sul seppellire i morti è durissima…Sanders che ha studiato il
legame inscindibile tra Gesù e la sua fede di ebreo sostiene che qui c’è una delle
poche vere singolarità di Gesù: un ebreo non avrebbe mai risposto così : c’è un
È come se il “chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” rimanesse fin oltre la morte.
Può essere più facile dirlo quando questi sono vivi, ma quando devi dare l’ultimo
saluto…c’è qualcosa che mi sfugge. Non capisco.
Chiaro che qui il tema è l’irruzione del Regno (ma tu va ad annunziare il Regno) che
Bisogna accettare l’irriducibilità della Parola.
3. anche l’ultimo discepolo non dice no, egli dice: “ti seguirò Signore, ma lasciami
Chi ascolta ricorda la vocazione di Eliseo, quando venne chiamato da Elia era nel
campo che arava con l’aratro. Elia concesse ad Eliseo di andare a casa e congedarsi
dai suoi. Qui Gesù invece dice no, proprio con un detto parabolico che richiama la
storia di quella concessione per discuterla.
Certo. Di nuovo io colgo un’irriducibilità del testo che si sottrae e non si lascia
addomesticare. Quello che posso aggiungere è che l’immagine dell’aratro rimanda
alla terra da coltivare. Il Regno è come un terreno da arare perché sia seminato e
coltivato. Il frutto finale è frutto del lavoro dei discepoli…A noi l’aratro… Qui il
Regno non sembra irrompere dal cielo, ma dalla fatica e costanza dei contadini-
Parola difficile e il nostro rischio è di prenderne solo un aspetto.la radicalità della
sequela.mentre in questo testo si alternano giudizio e misericordia radicalità e
Cosa vuol dire questo per noi? E’ importante oggi avere delle chiare passioni in un
tempo in cui tutto si equivale, lavorare per suscitare grandi passioni, in sé stessi
prima degli altri, ma poi siamo anche chiamate a lavorare per far si che queste
passioni non diventino presunzione. Disorientamento ironico.
Ci sono credenti che parlano solo il linguaggio delle passioni,
altri credenti disincantati.che vedono i loro limiti, che non comprendono.
La sfida è tenere la tensioni aperte: passione e disincanto, giudizio e grazia…proprio
In un periodo di semplificazioni recuperare la complessità è già una pesca
Il discepolato è faticoso non solo perché richiede un prezzo da pagare fino al
martirio, ma anche per la fatica di accettare un disorientamento che sgretoli le nostre
convinzioni, quando ascoltiamo queste più di quanto ascoltiamo Dio…e queste
diventano un idolo. Orientamento, disorientamento riorientamento: la fede è
IV JORNADAS DE CARDIOLOGIA DE CORDOBA/2012 JUEVES 16 DE AGOSTO Mesa Redonda Hipertensión Arterial 10:00 a 11:30 Actualizándonos en Hipertensión Arterial LUGONES A Coordinadores: Dr. Daniel Mercado y Dr. José Pablo Sala ¿Qué debemos considerar y saber de MAPA según las últimas guías? Diuréticos: ¿Siguen el camino de los Beta Bloqueantes? HTA, proteinuria y e
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